Francesca Santucci

 

ENCICLOPEDIA UNIVERSALE DEGLI AUTORI ITALIANI,  X EDIZIONE

 

CASA EDITRICE KIMERIK   2022

 

 


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Francesca Santucci studiosa dell’antico e del femminile, che da anni divulga attraverso le sue pubblicazioni, sui suoi siti e sulla sua pagina facebook, è autrice di saggi, poesie, racconti e fiabe. Appassionata delle sorelle Brontë, ha pubblicato numerosi articoli sulla rivista letteraria “ Il notiziario per i soci italiani della Brontë Society” e nel 2012 ha vinto la I Edizione del Concorso Letterario De Leo-Brontë con il racconto “Il mio mondo” ispirato ad Emily Brontë.
Con l’Editrice Kimerik ha pubblicato cinque raccolte di saggi: “Messaggi dall’antichità” (2005), “Suggestioni e meraviglie” (2009), “Che quanto piace al mondo è breve sogno” (2011),Donne di Caravaggio” (2015), libro finalista al Concorso Letterario Nazionale Cinquantesimo Marcelli, e “Il mondo di Emily Bronte” (2018), per il quale nel 2019 la Kimerik ha ricevuto la menzione speciale per il premio Microeditoria di qualità nella sezione Saggistica.

www.francescasantucci.it

www.letteraturaalfemminile.it

https://www.facebook.com/francesca.santucci.5209

 

IL MIO MONDO

Enciclopedia Universale degli  autori, italiani  X Edizione, Casa Editrice Kimerik 2022

 

 

 

(Francesca Santucci, “Il mondo Emily Bronte”, Casa Editrice Kimerik  2018, estratto dal racconto “Il mio mondo”)

 

 

 

[…] Fu in una di quelle notti angoscianti che cominciai a dare ascolto al silenzio e a trovare nelle voci della natura mistiche e soprannaturali corrispondenze, a cogliere nei grigi avvenimenti dei miei giorni vibrazioni metafisiche e demoniache, a scoprire, nel vero cuore della solitudine e della malinconia, mute estasi di gioia, e a tramutarle in parola scritta.

Forse già in quel tempo nella mia immaginazione nacque la romantica figura di un principe travestito, figlio di una regina indiana e di un imperatore della Cina1, celato sotto le mentite spoglie di un uomo selvaggio e tenebroso, ardente e un po’ crudele, che conquistava il cuore della mia eroina d’amore tanto intenso da non finire nella tomba, ma durare oltre la morte, perché è così che io che l’ho conosciuto, solo nei sogni ho sempre immaginato questo sentimento: raro a trovarsi come l’erica bianca, ma anche appassionato, violento, fedele e trascendente. Elaborai, poi, la storia, e dilatai la mia anima in due diverse creature letterarie, simili a me e fra di loro, entrambi forti e ribelli, lei mutevole e libera come il vento, lui aspro personaggio per il quale, incrociando due vocaboli, inventai un nome che evocasse la natura selvaggia a me così cara: lo chiamai Heathcliff, “Heath, ” come l’incolto terreno, e “cliff”, come la ripida rupe della mia brughiera.

Non c'è antro di questa landa o poggio di erica che io non conosca, né cespuglio di umili mirtilli o rami di felci sorvolate da allodole e fanelli; ogni suo più remoto angolo mi è familiare, anche il più buio per me è luminoso, ai miei occhi un’oscura grotta si muta in una luminosa collina, semplici steli diventano splendidi fiori, e solo qui la mia solitudine si converte in libertà.

La brughiera mi parla, le sue voci sono i soffi delle brezze erranti della sera, le melodie degli uccelli, il mormorio delle eriche lambite dal vento, e pure il battito del mio cuore, perché anch’io sono una creatura della brughiera, appartengo a quest’organismo pulsante e vivente, della mia esistenza insieme scenario selvaggio e romantico, reale e fiabesco.

Dalla mia casa quotidianamente guardo le lapidi bianche sotto cui giacciono i miei cari, ci sono giorni in cui mi pare che invochino il mio nome e d’intorno aleggino i loro fantasmi, e sento che il mio tempo sta per scadere: già il male avanza a consumare anche me, già la morte il suo passo verso di me allunga.

Ora siamo in dicembre; mentre fuori il vento tagliente urla, nella mia casa, che così tanti lutti ha sopportato, di recente anche la scomparsa del mio amato fratello (che fra le mie braccia ha esalato l’ultimo respiro), trascorro giorni e notti di sofferenza, il petto squassato da continui attacchi di tosse profonda, secca, persistente, il respiro affannoso, il fianco dolorante, indebolita, ma non piegata, perché il mio animo è forte come la roccia di Ponden Kirk, e non mi arrenderò, combatterò il mio male fino alla fine, a costo di non avere pietà di me stessa. E quando, poi, la morte giungerà, non avrò paura, no, non ne ho mai avuto paura, il suo pensiero non mi causa smarrimento, è sempre stata fortemente intrecciata alla mia vita, ne ho avuto familiarità sin da bambina, anche con i suoi simboli (le bianche croci intorno alla mia casa); insospettata altra cara sorella, sarà liberatrice di sofferenze, porto di pace, terra del riposo. Soltanto nell’ora estrema invocherò in silenzio le ombre di mia madre e dei miei cari perduti, perché mi siano accanto e mi aiutino nel trapasso. Sarò come il pettirosso infreddolito che si posa solo un istante sul ramo per attingere forze e più lontano volare.

 

1Potresti benissimo essere un principe travestito, e chissà mai che tuo padre non sia stato imperatore della Cina, e tua madre una regina indiana, capaci di comperare con la rendita di una settimana Wuthering Heights e Thrushcross Grange tutt'in una volta?, “Wuthering Heights”, cap.V).

 

 

(brano estratto dal racconto I classificato al Premio Letterario De Leo-Brontë 2012)

Motivazione:

Lavoro pregevole in cui è evidente la perfetta empatia avvertita dall’autrice Francesca Santucci verso l’argomento trattato. Sostenuto da una prosa ricca, espressiva e quanto mai precisa, il testo è la confessione spirituale di Emily Brontë così come lei stessa l’avrebbe scritta nell’ultimo mese della sua vita. I ricordi della prima infanzia e di un’adolescenza povera danno spazio ben presto alla descrizione minuziosa e attenta di quella natura che fu davvero il mondo della Brontë. La pagina dedicata alla brughiera, sintetizzando perfettamente l’estro creativo che è alla base della sua poetica, costituisce di conseguenza il fulcro del racconto e lo rende verosimilmente pseudo-brontëano.

Maddalena De Leo

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