Francesca Santucci

 

LA SPOSA DEL VENTO

 

(Antologia AA.VV., "Piccole pesti leggono", Kimerik edizioni 2019)

 

 

 

 

Lascia che il vento soffi, foglia,

e non restare attaccata al tuo ramo.

Tu sei solo la veste, non il corpo.

(Hans Hurs Von Balthasar)

 

Era la notte di San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti, la notte in cui si crede che, se si vede cadere una stella, basti esprimere un desiderio ad occhi chiusi e quello di certo si avvererà. Ma prima di quella volta non si era mai vista una simile pioggia di stelle cadenti, fu uno spettacolo davvero magnifico! Il cielo per diverse ore fu solcato da migliaia di guizzi luminosi, sembrava che tutte le stelle si staccassero dalla volta celeste per precipitarsi sulla terra come silenziosi fuochi d’artificio. Poi la pioggia di stelle si placò e la cupola stellata ritornò alla sua serenità. Anche il Vento assistette in silenzio al prodigioso fenomeno, fiero di sé per avervi contribuito, liberando nei giorni precedenti le vie del cielo in modo da renderlo così terso e luminoso che tutti potessero godere di quella meraviglia. Uno dei suoi poteri era proprio questo, sgombrare il cielo dalle nubi, oltre che ripulire l’aria dopo la tempesta, smorzare il caldo, spegnere gli incendi.
Nessuno in natura era più potente di lui, esercitava la sua azione sulla superficie delle terre e degli oceani, causando le correnti e il moto ondoso e distribuendo il vapore acqueo nell’aria e le piogge sulla Terra. Inoltre sapeva assumere tante forme diverse e soffiare dalle più diverse direzioni con le più disparate intensità di temperature, per questo gli umani gli avevano dato tanti nomi: lo chiamavano tramontana quando, freddo, spirava da nord, grecale quando  arrivava da nord-est,
levante se da est a ovest, temibile scirocco quando, proveniente da sud est, soffiava così forte da causare la pazzia nelle menti più deboli, ostro quando si spingeva da sud, libeccio caldo e umido, quando veniva da sud ovest, zefiro quando tiepido alitava da ovest, maestrale quando sorprendeva da nord-ovest.
Sapeva essere tiepida brezza, lieve come una carezza, gelida bora con folate tremende capaci di abbattere e trascinare via persone e cose, e poi, quando massima voleva che fosse la sua velocità, convertirsi in ciclone, tifone o uragano, suscitando onde altissime e violente, temporali fortissimi e piogge torrenziali. In alta montagna, poi, rapido si trasformava in tormenta, turbinio di gelida neve asciutta polverizzata, capace di accecare, nascondere l’orizzonte, ricoprire di pericolosi strati ghiacciati crepacci e orli d’abissi formando insidie mortali.
Ma era solo il Vento, non aveva più moglie, un giorno lei era precipitata dalle nuvole in mare e non era mai più riemersa. C’era chi diceva che il re del mare ne avesse fatto la sua regina, ma la verità sul suo destino non si seppe mai.
Ora, però, il Vento sentiva il bisogno di trovare una compagna da portare con sé nel suo perenne girovagare, e fu così che quella notte magica espresse il desiderio di trovarla.
Cominciò, allora, a cercarla, finché, soffiando fra cielo e terra, un giorno s’imbatté in una creatura dolce e delicata che danzava leggiadramente su se stessa insieme alle sue sorelle, tra le quali spiccava per grazia ed eleganza: era una tenera Foglia. Avrebbe potuto essere la sua sposa ideale. Il Vento già immaginava l’unione fra loro come un’eterna danza, fra volteggi e piroette ora lievi ora appassionate, tra vortici e mulinelli…ma non aveva il coraggio di dichiararsi per paura di un rifiuto, troppo diversi erano i loro mondi, tuttavia continuava ad osservarla, spingendosi spesso fra il fogliame per spiarla nascostamente, e sempre la vedeva danzare felice con le sue sorelle, verso le quali si mostrava buona e amorevole.
Ora era il mese di novembre. Le foglie degli alberi avevano cambiato colore. Alcune erano gialle, altre rossicce, altre marroni, altre dorate. Leggere si staccavano dai rami, volteggiavano un poco nell’aria, poi pian pianino discendevano a terra come una pioggia di stanche farfalle, formavano un tappeto e andavano a morire sulla terra avvolta da un fitto velo di nebbia che rubava i colori ad ogni cosa. I fiori gentili avevano perso la loro chioma colorata, gli uccellini erano volati via, le formiche si erano nascoste nei loro formicai, gli scoiattoli si erano chiusi nelle loro tane. Tra poco anche lui si sarebbe allontanato, era quasi sul punto di abbandonare la Terra, quand’ecco che, un mormorio sommesso, come un lontano scrosciare d’acqua, attrasse la sua attenzione. Identificò subito la direzione del timido lamento: lì, sotto un tiglio ormai spoglio, fra le morte foglie, c’era una foglia che ancora palpitava. La riconobbe subito: era quella che aveva spiato in tutti quei mesi. Con voce rassicurante le c
hiese perché piangesse e lei lo accusò:
-Sei tu la causa del mio male!-
Il Vento un poco si stupì, ma poi incalzò:
-Perché dici questo? Come posso aver causato la tua pena, proprio io che da tempo ti osservo innamorato?-
-Sei stato tu a trascinare me e le mie sorelle lontane dal nostro ramo, dove eravamo felici, al riparo dalle sue ombrose fronde. Vedi come sono ridotte? Rinsecchite, accartocciate, già senza vita, e fra poco anch’io seguirò lo stesso destino, per colpa tua.-
-Mi dispiace- rispose il Vento- non è nella mia volontà, ma nella mia natura spirare di continuo e in ogni direzione: così è stabilito. Non voglio che tu segua lo stesso destino delle tue compagne, non ti lascerò morire. Da tempo io ti osservo, colpito dalla tua bellezza e dalla tua bontà, ma non osavo avvicinarti. Se accetterai di diventare la mia sposa ti porterò sempre con me ovunque andrò, mai ti lascerò toccare il suolo. Ti mostrerò boschi, vallate, fiumi, laghi, dolci declivi e possenti montagne, ti porterò fino al mare: vedrai come sarà bello librarsi in libertà, non te ne pentirai. Pur se lontana dal tuo ramo, sarai felice ancora.-
La Foglia fissò con i suoi bei occhioni verdi il Vento e si convinse dell’autenticità del suo sentimento. Allora, dopo aver rivolto un ultimo sguardo alle sue sorelle ormai prive di vita, asciugò le lacrime e gli rispose:
-E sia. Sarò la sposa del Vento!-
Allora il Vento con un tenero soffio la spinse fra le sue braccia e stretti l’uno all’altro si allontanarono, mentre nel cielo rosato l’alba si ridestava.

 

 

 


 

 

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