Francesca Santucci
LE MATITE MAGICHE

(Francesca Santucci, Storie colorate, Apollo edizioni 2018)

 

 

Non si capì mai bene come fu, come non fu, si sa solo che accadde, che produsse brutti effetti su tutto il mondo vegetale, umano e animale, ma che poi, per fortuna, tutto si risolse al meglio.
Dunque, accadde questo: un giorno nel paese l’Amore sparì, scomparve, si dissolse nel nulla. Quando se ne
accorsero, e molto non tardò perché se ne accorgessero, dapprima non se ne curarono, ma poi, pian piano, vedendo gli effetti disastrosi della mancanza, cominciarono a preoccuparsi e a dolersi.
Senza l’Amore più non rinasceva la vita, non sbocciava la speranza, non si rinnovavano le illusioni, in natura i fiori appassivano, le piante non rifiorivano e non davano più frutti, nessuna specie si riproduceva, più nessun desiderio agitava e stimolava gli uomini, i cuori di tutti inaridivano. Ormai nel paese dalla terra brulla, avvizzita, erano ridotti in pochi, e i pochi sopravvissuti marcivano nell’apatia e nell’indifferenza, nella mala creanza e nell’insofferenza.
Ma c’era un bambino, l’ultimo sopravvissuto dei suoi coetanei, che guardava incredulo, ma non rassegnato, a ciò che stava accadendo, ed era addolorato di vedere che anche negli occhi dei suoi genitori più non brillava quella luce meravigliosa che sempre aveva guidato i suoi passi fin da piccolino, finché un giorno si ricordò di un dono che aveva ricevuto tempo addietro dalla sua nonnina che, ahimè, più non viveva ormai; lei gli aveva detto:

-Ti dono qualcosa di speciale, sono matite colorate, ma non sono come le altre, hanno un potere, sono magiche. Se un giorno sarai triste, afflitto, addolorato, prendile, lascia che siano loro a guidare la tua mano… e vedrai… vedrai… vedrai… -

Ed allora il bambino corse a prendere quelle matite. Sedette ben composto alla sua scrivania, dispose un foglio d’album e cominciò a disegnare, con la matita azzurra e con la matita rosa, con la verde e con l’azzurra, con la viola e con la blu, e via via mischiando tutti i colori in un guazzabuglio informe, ma… oh… ecco che, per prodigio, le matite cominciarono a sfuggirgli dalle dita, ad allontanarsi dal foglio e a vivere di vita propria, disegnando e colorando nell’aria come a passo di danza forme chiare, nitide, precise, dai contorni ben netti.
Erano magiche quelle matite, avevano il dono di suscitare le cose con il loro colore! La matita azzurra suscitava il cielo, la gialla il sole, il verde i prati, se poi si mescolavano insieme, sopra la carta, il verde, il rosa, il rosso, il blu, il viola, il bianco, avevano il meraviglioso potere di far sbocciare tanti fiori multicolori.
E colorarono fiori ed alberi, e cieli azzurri e prati verdi, e mari e fiumi e laghi e gorgoglianti cascate, e case e finestre, e balconi e portoni, nei quali s’infilarono trascinando per mano il bambino che, d’improvviso, dietro un portone più piccolo degli altri, trovò una scala piccolina piccolina, a chiocciola, dai gradini stretti stretti. Tutta la percorse, finché, ansimante, non arrivò in cima, e qui, legato ad una sedia, trovò l’Amore, che non si era nascosto o smarrito, ma che qualcuno, cattivo, aveva sequestrato, ma proprio non sapeva come liberarlo con le nude mani da quei legacci così stretti, e già disperava!
Ma ecco che una matita, più ardimentosa delle altre, dipinse un argentato coltellino, e quello, balenando, lacerò le corde e liberò il prigioniero. Allora il bambino e l’Amore si presero per mano, ridiscero la scala e correndo si precipitarono fuori, e in strada, sotto un cielo azzurro, splendente d’ un bel sole dorato, fra i prati colore di smeraldo, rallegrati da mille fiori colorati e profumati, allietati da voli di farfalle e girotondi di rondini festanti, trovarono tutti gli abitanti del paese che si scambiavano abbracci e sorrisi, che parlavano e cantavano, e gruppi di bambini che ballavano in allegri girotondi. Ovunque era rifiorita la vita: era ritornato l’Amore!

Francesca Santucci

 

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