Francesca Santucci

 

LE MERAVIGLIE DEL  LUNGOMARE DI NAPOLI

 

 

 

(AA.VV., "I quartieri di Napoli",  Rudis Edizioni  2023 )

 

Scrigno di meraviglie è l’intera città di Napoli, per i colori, i profumi, i sapori, i monumenti, incastonata nel golfo omonimo in una cornice di ridenti bellezze naturali, ravvivata da un popolo plasmato dalla sua storia, dalle sue leggende, dalle sue tradizioni.
Ogni via, ogni vicolo, ogni strada, ogni piazza, offre magia, incanto, splendore, tanto grande che veramente si comprende come potesse stordire gli antichi viaggiatori, come Wolfang Goethe (1749-1832), massimo poeta tedesco e uno dei più grandi scrittori che annoveri l'umanità, che sembrò mancare di parole per descrivere i sentimenti di commozione, di vertigine, di esaltazione, che lo colse  di fronte allo spettacolo di questa città unica al mondo.
Si ha un bei descrivere e un bei dipingere! Non si riuscirà mai a dare un'idea veramente adeguata di questo mare, di questa baia, di questo Vesuvio, di questa città coi suoi sobborghi e coi suoi castelli, e soprattutto di quest'aria che vi si respira.
(Wolfang GoetheViaggio in Italia)
E meraviglioso è il suo lungomare, forse il più bello al mondo, unico, sicuramente, per il lungo distendersi fra il mare- in cui spiccano come preziose gemme il Vesuvio, l’isola di Capri a tutti nota per le straordinarie bellezze (la Grotta azzurra, i Faraglioni, i pittoreschi scogli, l’antica torre di guardia, le cale dalle acque cristalline, gli spettacolari panorami, le magnifiche ville antiche, come quella di Tiberio); Ischia, dalle splendide spiagge e la vegetazione rigogliosa; Procida, la minore ma non con meno attrattive- e, dal lato opposto,
il verde del parco della Villa Comunale, con sullo sfondo, lungo il tragitto, la collina del Vomero, con Castel Sant’Elmo e  la città brulicante di vita.
Fino alla fine dell’Ottocento il lungomare non esisteva, e il mare bagnava la città fino alla Riviera di Chiaia. La strada fu creata su una colmata iniziata nel 1885 e ultimata nel 1927, e il posto delle antiche spiagge, di cui restano solo alcuni frammenti in prossimità delle rotonde, fu preso da scogliere artificiali.
Il lungomare di Napoli comprende quattro strade: via Nazario Sauro, via Partenope,  via Caracciolo e via Mergellina.
Via Nazario Sauro costeggia il molo di Santa Lucia fino a Castel dell’Ovo, il più antico castello di Napoli, che sorge imponente sull' Isolotto di Megaride, dove, secondo il mito greco, fu sepolto il corpo della sirena Partenope, annegatasi  fra le onde del mare per non essere riuscita ad ammaliare Ulisse. E fu proprio l’Isolotto di Megaride a dare origini alla città, che nacque, quindi, a tutti gli effetti, a partire dal mare.
Il nome del castello, secondo una leggenda di origine medievale, risalirebbe ad un uovo incantato che il celebre poeta-mago  latino  Virgilio avrebbe nascosto in una caraffa di vetro piena d’acqua, protetta da una gabbia di ferro appesa ad una pesante trave di quercia, sistemata in una camera situata nei sotterranei del castello, tenuta ben segreta poiché da quell'uovo dipendono il destino di Napoli e dei napoletani. Secondo la leggenda, infatti, finché l’uovo non si rompe, la città e il popolo sono protetti da ogni tipo di calamità.
A ridosso di Castel dell'Ovo si trova il borgo Marinari, la cui vita è legata alle attività del suo porticciolo e di quelle del confinante borgo Santa Lucia, di cui costituisce lo sbocco a mare. Un tempo da qui partivano i famosi scafi blu dei contrabbandieri di sigarette, oggi il borgo, dal pittoresco porticciolo animato da bar e ristoranti, oltre che attrattiva turistica, è sede di attività culturali.
A Via Partenope, il cui nome si rifà alle origini della città e al mito della sirena, si trovano i più celebri ristoranti “fronte mare” della città e importanti hotel del lungomare.
La parte più estesa del lungomare di Napoli è Via Caracciolo, per i Napoletani  ‘a Caracciolo, da sempre meta obbligata delle loro passeggiate domenicali. Fiancheggia la Villa Comunale e la Riviera di Chiaia, offrendo visioni panoramiche sulla città e sulle colline del Vomero e di Posillipo. A metà percorso si trova la Rotonda Diaz, che prende il nome da un’ imponente statua equestre eretta in ricordo del generale napoletano Armando Diaz, eroe della Prima Guerra Mondiale, nonché capo di stato maggiore del Regio Esercito durante la prima guerra mondiale, duca della Vittoria alla fine del conflitto, e pure ministro della guerra e maresciallo d'Italia.
Via Caracciolo è intitolata all’ ammiraglio napoletano Francesco Caracciolo, che subì un’ingiusta morte.
Nato a Napoli il 18 Gennaio 1752 da un’antica e nobile famiglia, fu  avviato da piccolo alla carriera marinara, formandosi presso la Real Accademia di Marina. Caracciolo prestò servizio nella Reale Flotta Borbonica arrivandone ai massimi gradi, e distinguendosi subito, virtuoso e geniale, sia per le qualità umane che per quelle militari. Nel 1799 divenne sostenitore della rivoluzione ed eroe della Repubblica Napoletana, proclamata dopo la Rivoluzione Napoletana sviluppatasi sulla scia delle esperienze rivoluzionarie francesi. Durante la repressione che la seguì fu giustiziato per opera dell’ammiraglio inglese Horatio Nelson, che aveva guidato il ritorno dei Borbone dalla Sicilia. Nelson, prima violò i patti firmati dal Cardinale Fabrizio Ruffo e dai rappresentanti delle potenze straniere, che prevedevano la totale incolumità di Francesco Caracciolo (che, dopo la resa, si era ritirato presso il proprio palazzo di via Santa Lucia), e poi gli negò la fucilazione che gli si doveva in quanto soldato, facendolo impiccare. Dopo averlo sottoposto ad un primo processo e poi ad un secondo processo-farsa, motu proprio, spinto unicamente  dall'astio d'ingeneroso nemico (come ricordato nell’epitaffio sulla targa commemorativa fatta  apporre dal municipio di Napoli nel 1881, per ricordarne la morte, fissata al 29 giugno del 1799), commutò la prigionia in condanna a morte, ordinando di  impiccarlo all’albero della nave Minerva e poi buttarlo in mare.
Per uno scherzo del destino, però,  il corpo dell'ammiraglio, forse per un peso insufficiente della zavorra o per un gioco di correnti, il 10 luglio riemerse,  proprio sotto il Foudroyant, la nave ammiraglia di Nelson dove era ospite il Re da poco giunto dalla Sicilia, sotto gli occhi attoniti del sovrano, come ben rappresentato nel celebre dipinto di Ettore Cercone eseguito nel 1900 e conservato al  Museo di San Martino di Napoli “L’ammiraglio italiano Francesco Caracciolo chiede cristiana sepoltura”.
Il corpo di Caracciolo, pietosamente raccolto da alcuni pescatori “luciani”, gli abitanti del rione Santa Lucia, per ordine del Re, profondamente turbato, fu sepolto nell’ipogeo della Chiesa della Madonna della Catena.
In ricordo dell’eroe della Repubblica Partenopea del 1799 i napoletani gli intitolarono, poi, la lunga ed ampia via, parte del lungomare della città, da Mergellina fino a Santa Lucia, considerata una delle più belle litoranee del mondo: via Caracciolo.
Via Mergellina è la strada che da via Caracciolo si estende fino a Piedigrotta, ai piedi della collina di Posillipo. In questa parte del lungomare si ritrova la Napoli più “verace”, tra barche ormeggiate e reti di pescatori. Qui c’è il Porto di Mergellina, dal quale partono gli aliscafi che conducono alle incantate isole del Golfo e diverse imbarcazioni turistiche.
Al termine della lunga passeggiata sul lungomare si approda a via Posillipo, che serba un altro incanto, il suggestivo borgo di Marechiaro (da mare planum, mare calmo, tradotto in napoletano mare chianu, da cui l'odierno Marechiaro), dove, sullo specchio di trasparenti acque verdine, si affaccia la famosa fenestella immortalata da Salvatore Di Giacomo nella celebre poesia, poi musicata, “A Marechiare”, e che conduce alla dolce collina omonima (il suo nome deriva dal greco Παυσίλυπον, Pausilypon, che significa cessazione dei dolori): qui, visione d’incomparabile bellezza, è ubicato il celebre palazzo Donn'Anna, un palazzo monumentale del XVII secolo, che in origine si chiamava Palazzo Medina e apparteneva alla viceregina Anna Carafa della Stadera.
Scenograficamente proteso sul mare, con splendidi portici, logge, giardini pensili, fu un’opera  grandiosa, ma rimase incompiuto e per secoli in completo abbandono.
Mai perdendo il suo fascino, il palazzo ispirò scrittori e artisti, come Matilde Serao, che elaborò la leggenda degli amanti separati (lei murata viva, lui morto in battaglia, i cui spettri ancora di notte si cercano),  raccontata nel suo libro “ Leggende napoletane”, e Gaetano Esposito, l’ultimo grande pittore romantico dell’Ottocento napoletano, morto suicida l’8 aprile del 1911 a soli cinquantatré anni, provato da profonde crisi depressive, fortemente turbato dal suicidio della giovane Venturina Castrignani, al cui amore aveva dovuto rinunciare perché i genitori di lei si opponevano a causa delle ristrettezze economiche in cui lui versava. La giovane nel 1910 si era lanciata nel vuoto da un balcone che dava sulla Piazzetta del Leone a Mergellina, non molto distante da Palazzo Donn’Anna,  nei cui sotterranei Gaetano Esposito aveva il suo studio.
Pittore soprattutto di marine partenopee, Gaetano Esposito ebbe una tale ossessione per questo suggestivo romantico palazzo, che lo  ritrasse  spesso e sempre dal particolare punto di osservazione dello “Scoglio di Frisio”, una trattoria di Posillipo molto decantata nell’Ottocento e frequentata da artisti e letterati, situata su uno scoglio sporgente sul mare, con una bella terrazza coperta da una tettoia e chiusa da grandi vetrate, alla quale si accedeva attraverso una suggestiva discesa tra le rupi tufacee.
In un libro pubblicato nel 1880 Cesira Pozzolini Siciliani racconta che la trattoria era famosa per la genovese d’annecchia, i maccheroni con le vongole, il fritto di triglie e calamari  e quelle sogliole color d’oro che escono dal mare e saltano in padella: meraviglie gastronomiche fra le altre meraviglie di Napoli.

 

 

 

 

 

@

 

Home