Gianmario Lucini

 

     

Sei poesie su temi della mitologia greca

  

In questi testi, che si rifanno alla mitologia antica e ne rammemorano il linguaggio, la poeta intende molto di più che offrire un semplice racconto a mo' di invocazione, o un rifarsi a modelli del passato (vengono in mente gli Inni omerici ad esempio).  Gli archetipi che ella ripropone sono di straordinaria attualità e di notevole effetto è il rovesciamento del mito di Ulisse, che in Omero è colui che appaga la sua curiosità ma vince con l'astuzia le tremende Sirene, ma che qui è visto come colui che rimpiangerà in eterno la profferta d'un amore.

Ed anche altri miti, come quello di Fedra e Ippolito (da Euripide), quello di Orfeo, sono rivisitati in chiave moderna e vanno a toccare alcuni nodi cruciali della psicologia dell'uomo contemporaneo.  Una poesia che va dunque letta facendo molta attenzione a queste allusioni e al loro significato.

 

 

Il PERDUTO AMORE

  

Avviluppato, Ulisse, al tronco della nave saldo,

sordo ai richiami, contro il plumbeo cielo il vólto vòlto,

gli occhi neri di brace serrati ostinati, la voce e il canto

e le preghiere finalmente udì, echi distinti tra fragori

roboanti d’ onde torbide e fangose. Parlò la sirena,

lenta all’acque sillabò e al cielo e alle lontane terre:

“Parthenope, io fui, prima di sprofondare.

a te il mio cuore offersi, non lo dimenticare!”

E il capo reclinò, e il mare su di sé richiuse

e allora il capitano i lacci sciolse e attonito ristette

e sbalordì, fisso lo sguardo vacuo al tumulo

marino, sigillo eterno del perduto amore.

 

PREGHIERA ALLE MOIRAI

 

Tu Cloto e Lachesi ed Atropo,

inflessibili Moirai sovrane di destini,

pure pietose foste. Vi commosse

il canto di Orfeo che lamentava

su Euridice, e Pelope giovane, ucciso

da Tantalo suo padre. Disperate

piangeste la morte di Adone, strenue

lottaste per restituire a Persefone

la figlia dall’Ade rapita. O tu

che lo stame della vita intessi,

tu che la giusta sorte assegni, tu

che l’ordito disfi,  abbiate di me pietà,

implacabili il filo recidete!

 

 

IL RISVEGLIO  DI AMORE
 

Ora che il corvino drappo
più il cielo non vela, ora
che al risveglio il giorno
strappa e più segreti non cela,
ora, Amore, ancóra t’indugerei
fra le mie braccia.
Stelle sarebbero gli occhi
accecati della tua Psiche,
e l’occultato volto brillerebbe
agli squarci mattutini della dea Aurora.

 

 

HYPNOS

 

Figlio della notte, della morte gemello,
tu che dimori nel paese dei Cimmeri
e cupo e silenzioso nell’antro te ne stai,
apporta anche a me il riposo.  Lascia
che dimentichi il dolore, nel tuo nero velo
avvolgimi e tua sposa conducimi
nel regno delle ombre tetre
dov’è pace e silenzio e requie eterna.

 

 

LETE

 

Infernale scorri fiume tra gli Elisi
Campi, abbeverando alle mortali
anime, dimenticanza tu concedi.
Disseta anche me, o Lete, regalami
l’acqua dell’oblio sorgiva.
È in tuo potere
che si dimentichi il passato.

 

 

È TEMPO
 

Ostile, Imeneo i suoi favori non concesse:
Euridice Ade ti prese il giorno delle nozze.
Allora, l’impervio sentiero discendesti
e t’inoltrasti là donde uomo non torna.
Con melodie ammaliasti Persefone sovrana,
d’un balzo fosti dagli Inferi al chiarore.
Incredulo, poi, venisti meno al patto,
e ti voltasti: la sposa tua per sempre
ritornò tra le vaghe anime mortali.

Ora è tempo, Orfeo, che tu la cetra appenda,
il canto tuo Euridice più non desta.
Ora è tempo che tu il lamento smetta
e alle Menadi t’accetti fiero  pasto.

 

FURIA D’AMORE
  

Fedra ha furia d’amore. Colpevole
in passione, di Teseo sposa
lui non ama: brama ed agogna
Ippolito suo figlio, e ad ogni sospiro
accresce furia ed amore. Spietato
il suo destino, crudele il fato!
Sola nel pianto, ossessa, in disperata
ricerca vana di felicità, dapprima
solitudine, poi, ritrova morte.

 

 

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