Francesca Santucci Ritratto di Virginia Woolf
(pubblicato sul numero 0 di Speechless, aprile 2012, pag.73)
[…] la morte di mia madre, la morte di Stella. Non sto pensando ad esse: sto pensando al danno insensato che queste morti hanno causato.1
In questi lutti il padre, che, dopo la morte della moglie, molto si era
appoggiato a Stella, non riuscì ad essere di alcun conforto, né a
Virginia, né agli altri figli e figliastri, e lei, sola, indifesa,
cominciò a soffrire dell’indifferenza del mondo degli uomini, ma ne aveva
già conosciuto anche la violenza subendo, a soli sei anni, un’aggressione
sessuale da parte del fratellastro Gerald e, dopo la morte della madre,
pure l’altro fratellastro, George, cominciò a molestare sia lei che
Vanessa, (George Duckworth non fu soltanto padre e madre, fratello e
sorella delle povere ragazze Stephen, ma anche il loro amante);2
ciò causò in lei un grave collasso nervoso, peggiorando i disturbi
psichici nei mesi in cui Stella, alla quale era molto legata, cominciava a
star male, avviandosi alla fine. Ho visto Virginia oggi, incredibilmente deliziosa e fragile, semiadagiata su due seggiole, sotto un manto d'oro; con la voce esile e le mani affusolate; Virginia, così bella e dorata, sdraiata su due sedie, irresistibile più che mai, sparito il brillio, rimasta la bambina. 10
E ancora:
Sono ridotta a una cosa che desidera Virginia. Avevo composto per te una bellissima lettera, nelle ore da incubo della mia notte insonne, ed è sfuggita: mi manchi e basta, in un modo molto semplice, disperato e umano. Tu, con tutte le tue lettere non mute, non scriveresti mai una frase elementare come questa; forse non la sentiresti nemmeno. Tuttavia credo che ti accorgerai di un piccolo vuoto. Ma lo rivestiresti di una frase tanto squisita che perderebbe un po’ della sua realtà. Mentre per me è una cosa fortissima: mi manchi ancor più di quanto credessi: ed ero pronta, a sentire la tua mancanza, e molto. Così, in realtà, questa lettera è solo uno strillo di dolore. (21 gennaio 1926) 11
La loro storia d’amore e d’amicizia, sia pure con interruzioni, fra allontanamenti, fughe, tradimenti dell’infedele Vita che sempre con furore nuove donne amava addolorando Virginia, durò quindici anni, incontrandosi ovunque, in case, castelli, salotti mondani, fino alle soglie della morte, che colse Virginia lontana da Vita. Vita è spiritosa e capace di un affetto profondo, voglio dire maldestro e silenzioso. Sono felice che il nostro amore abbia resistito così bene.12 In Virginia, con il passare degli anni, pur continuando l’attività letteraria, sempre più frequenti diventarono le crisi depressive, peggiorate dalle fobie, comuni un po’ a tutti all’epoca, acuite dalla seconda guerra mondiale. Nel gennaio del 1941, esattamente il 25, giorno del suo compleanno, si ripresentarono i segni della sua malattia, che ben riconobbe, forti emicranie, attacchi di angoscia acuta, depressione crescente con idee suicide accompagnata dal senso d’inutilità e di vuoto che le impediva di scrivere costringendola all’inattività e che sempre seguiva al termine di un lavoro creativo, quando doveva sottoporlo al giudizio di tutti. Dopo il momento “maniaco” dell’euforia, quando, come trasportata in alto da un’onda, si sentiva forte e potente, e riusciva a creare dando corpo e vita ad emozioni e forme, tornava l’abbattimento. Sono certa che sto di nuovo impazzendo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che chiunque avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai lo so. Vedi non riesco neanche a scrivere questo come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n'è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi. V. (Lettera del 28 marzo 1941)13
So che Virginia non verrà attraverso il giardino dal suo studio, eppure guardo in quella direzione cercandola. So che è affogata eppure mi aspetto sempre di sentirla entrare. So che il libro è finito, ma io ancora giro pagina. La stupidità e l’egoismo non hanno limiti.16 Virginia aveva scritto di Leonard:
La sensazione che il proprio essere riecheggi nello spazio, quando lui non
è qui a racchiuderne tutte le vibrazioni, non è espresso in modo molto
chiaro, ma è la sensazione stessa che è strana. Come se il matrimonio
fosse lì a completare lo strumento, e se suona uno solo penetra come un
violino derubato della sua orchestra e del suo pianoforte.
Vasta fu la produzione di Virginia Woolf, opere in prosa, romanzi e racconti, come “The Voyage Out” (La crociera), 1915, “Two Stories” (Due storie) 1917, “Night and Day” (Notte e giorno), 1919; “Monday or Tuesday” (Lunedì o martedì), 1921; “Jacob's Room” (La stanza di Giacobbe), 1922; “Mrs Dalloway” (La signora Dalloway), 1925; “Tho the Lighthouse” (Una gita al faro), 1927, “Orlando: a Biography” (Orlando, una biografia), 1928; “A Room of One's Own” (Una stanza tutta per sé), 1929; “The Waves” (Le onde), 1931; “Flush: a Biography” (Flush, una biografia), 1931; ”The Years” (Gli anni), 1937: “Between the Acts” (Tra un'atto e l'altro), 1941, “A Haunted House and Other Short Stories” (Una casa infestata e altre storie). Soprattutto importanti per il carattere sperimentale i romanzi, in opposizione alla corrente naturalistica di molti romanzieri del tempo (che si soffermavano sulla descrizione esteriore dei personaggi) caratterizzati da un’innovativa struttura narrativa volta a polverizzare la trama a favore degli eventi psichici, a descrivere l’individuo nella sua interiorità, i vari momenti dell’essere nel fluire dell’esistenza, non in ordinata successione temporale degli eventi, ma (con)fondendo passato, presente e futuro, descrivendo le infinite sfaccettature dell’io (pensieri, emozioni, sogni, idee, impressioni), utilizzando il “monologo interiore” e il “flusso di coscienza” (stream of consciousness) per scandagliare ed offrire al lettore la più profonda interiorità del soggetto, le protagoniste eroine sempre tese alla “verità”, alla “realizzazione”, sovente raggiunta.Rilevante anche la saggistica a cui autorevolmente la Woolf si dedicò, con erudizione e competenza, occupandosi di storia letteraria inglese, ma anche di argomenti di costume, in particolare la condizione della donna nella società del suo tempo. Di grande rilevanza il lungo saggio/denuncia/protesta “Una stanza tutta per sé “, rielaborazione di due conferenze tenute nel 1928 ad Oxford e Cambridge sulla donna e il romanzo (Women and Fiction). In quest’opera la Woolf si chiede che effetto abbia prodotto sulla creatività femminile la privazione di una stanza (uno spazio personale) tutta per sé e di risorse economiche. In analisi lucida, garbata ma impietosa, ripercorre la storia culturale della donna, discriminata, vessata dalla presunzione maschile, per secoli considerata inferiore all’uomo, esclusa dalle professioni, dai luoghi di potere, dai processi creativi, dagli affari, dalla politica, relegata nel domestico ruolo prestabilito di angelo del focolare, impossibilitata a realizzarsi intellettualmente perché priva di un luogo della casa in cui potersi concentrare in un progetto artistico-culturale e d’indipendenza economica (tema sul quale giustamente insiste anche nell’altro importante saggio, “Le tre ghinee”, sottolineando come gli uomini ne abbiano sempre goduto, a scapito delle donne, che alle loro figlie null’altro hanno avuto da lasciare in eredità se non la loro povertà, insieme alla subordinazione al maschio). Esorta, dunque, le donne ad uscire di casa, ad istruirsi, a limitare il numero delle nascite perché far nascere dei figli comporta sempre la limitazione della realizzazione femminile, a ritagliarsi spazi propri e a rendersi economicamente indipendenti, perché per poter scrivere romanzi o poesia servono cinquecento sterline l’anno e una stanza con una serratura alla porta,18 laddove simbolicamente le cinquecento sterline significano la possibilità di contemplare e la serratura alla porta la possibilità di pensare senza l’aiuto di nessuno. 19 Concludendo che La libertà intellettuale dipende da cose materiali. La poesia dipende dalla libertà intellettuale, 20 la Woolf auspica che le donne un giorno abbiano sufficiente denaro per viaggiare o per oziare, per contemplare il futuro o il passato del mondo, per sognare davanti ai libri e vagare per le strade e lasciare che la lenza del pensiero scenda sempre più in fondo al fiume. 21 Con tutti gli ovvi limiti e contraddizioni, per gli ormai acquisiti diritti e le sempre più numerose e pari opportunità offerte alle donne, fortunatamente non più vite infinitamente oscure,22 il saggio, scritto nel consueto stile scorrevole ed elegante, propone numerose riflessioni tuttora illuminanti sul maschile e sul femminile e dimostra l’acutezza, la vivacità intellettuale e la straordinaria modernità del pensiero di Virginia Woolf che, in Italia già molto famosa negli anni ’30, riscosse un’incredibile successo negli anni ’60, ponendosi come modello da seguire per la scrittura femminile.
NOTE 1) 5) 1) V. Woolf, Momenti di essere. Scritti autobiografici, p.216. 6) 2) op. cit. pag. 226. 7) 3) Woolf, Romanzi. 8) 4) op. cit. 9) 5) op. cit. 10) 6) Adorata creatura. Le lettere di Vita Sackville-West a Virginia Woolf, pag.28. 11) 7) op. cit. pag.22. 12) 8) op. cit. pag.22 13) 9) op. cit. pag.22. 14) 10) op. cit. pag.214. 15) 11) op..cit. pag.87. 16) 12) op. cit. pag.451. 17) 13) Lettere in morte di Virginia Woold, S. Oldfield. 18) 14)The letters of Virginia Woolf, a cura di N. Nicolson e J. Trautman, Harcourt Brace Jovanovich, New York, vol.I p.449. 19) 15) Op.cit. 20) 16) L. Woolf , The Journey Not The Arrival Matters. 21) 17) V. Woolf, A Writher’s Diary (Diario di una scrittrice), 1953, postumo. 22) 18) Una stanza tutta per sé, pag.132. 23) 19) op. cit., 134. 24) 20) op. cit., pag.136.
25)
F FONTI
M. Merlini, Invito alla lettura di Virginia Woolf, Mursia, Milano 1991. Adorata creatura. Le lettere di Vita Sackville-West a Virginia Woolf, La Tartaruga edizioni, Milano 1985. V. Woolf, Saggi, prose, racconti, I Meridiani, Mondadori edizioni, Milano 1998. V. Woolf, I romanzi, I Meridiani, Mondadori edizioni, Milano 1998. S. Oldfield, Lettere in morte di Virginia Woolf, Dalai Editore, Milano 2006. V. Woolf, Una stanza tutta per sé, La Biblioteca di Repubblica, Ariccia (Roma) 2011. V. Woolf, Le donne e la scrittura, La Tartaruga, Milano 2003. V. Woolf, Momenti di essere. Scritti autobiografici, La Tartaruga, Milano 2003. The letters of Virginia Woolf, a cura di N. Nicolson e J. Trautman, Harcourt Brace Jovanovich, New York 1976. L. Woolf , The Journey Not The Arrival Matters, Harcourt, Brace & World , New York 1970.
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