La sua
poesia è, per così dire, "sensitiva": l'autrice parla di "affanno" non
specificando il motivo dell'affanno, evoca immagini cupe (l'assassinio, il
coltello, la decomposizione, i morti e la morte - parole ripetute quasi
con ossessione) come segni che si affacciano alla sua personale
sensibilità, verso le quali ella non si pone come "filtro" cognitivo,
lasciandosene attraversare e limitandosi a registrare. Ma è chiaro che
l'inquietudine non è soltanto metafisica, poiché l'autrice è saldamente
legata alle sensazioni, al corpo, ai sensi (che poi è caratteristica di un
certo "realismo" femminile, tipico della donna, così come il maschile è
portato ad astrarre, spesso perdendo il contatto col reale). LA PAROLA
Respiro nell’affanno, lampo nella notte, squarcio turchino nel procelloso cielo, fondale nel mare, riva ed approdo quando taciuta, occultata, nascosta, improvvisa la parola arriva: allora si rivela varco e scampo.
AFFANNI
Affanni simili a stridii rauchi come di gabbiani in volo in lontananza, e la voce del mare ne rimormora gli echi.
L’AFFANNO
Non temporale di primavera senza tempesta disperso: nella desolata periferia del cuore l’affanno non migra, trapassa e resta.
2 NOVEMBRE
Campana a morte, campana di morte: è il giorno dei morti! Sapere non voglio dove i morti hanno tana, nemmeno risorti li voglio. Crudele il destino sarebbe: morirebbero ancora!
Campana a morte, campana di morte: è il giorno dei morti! Tra le gialle foglie e i senza vita fiori, tra i sorrisi pallidi e le lacrime bianche, tra le cose defunte e smunte annovero defunto anche l’amore,
senza resurrezione.
HO UN COLTELLO DALLA LUNGA LAMA
Ho un coltello dalla lunga lama. è lucido, argenteo, aguzzo ed affilato adatto all’uso che l’uso corrente ne consente.
E squarci e tagli e lacerocontuse ferite e varchi, altri varchi ricorda (vene, vene violette e azzurre, e polsi, polsi lisci e bianchi) …
Ma giorno verrà che all’uso che l’uso corrente consente ne dissenta, allora infierirà l’ultimo squarcio.
PRESENZASSENZA (in memoria di Maria)
In luminosa oscurità splendente il giorno (rossiaccesi gerani squillanti dalla carezza del sole settembrino lambiti) oltre la finestra tu, Penelope, Maria, giacevi, corpo disfatto già in decomposizione al regno delle ombre consegnato. Intorno sedie vuote, tavole sbandite, letti disfatti, lama risplendente rossosangue, inadeguati gridavano le voci: tu assente, ancora nel silenzio reclamavano presente.
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