Francesca Santucci

 

Ut pictura poesis

(La poesia è come un quadro)

poesia ed arte, in collaborazione con Pinina Podestà

www.pininapodesta.it

 Momento perfetto

Reclinato il capo sulla spalla
tesa il sangue a scaturire
in lenta pena della bluastra vena
del braccio in distensione
osserverei, calma tranquillità ,
fluire via la vita dalla scena:
momento perfetto!

(Francesca Santucci, "L'ultimo viaggio", IL FOGLIO, ottobre 2002)

Pinina Podestà, Memento,  olio su tela e digitale, 2006

interpretazione pittorica  della poesia "Momento perfetto"

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Schiava


Non subirò - mi dissi - l’amore
amaro più non subirò, ma poi
ancóra ai lacci i polsi, alla catena
il collo, docile e volontaria
volentieri offersi. E consenziente
schiava mi scoprii  dolce avvinta
fra viluppi e legacci.

(Francesca Santucci, "L'ultimo viaggio", IL FOGLIO, ottobre 2002)

 

 

Schiava, olio su tela, 2003

interpretazione pittorica  dell'artista Pinina Podestà

 

E' velato il volto femminile che si offre allo sguardo dello spettatore, come a suggerire che l'Amore pone bende sugli occhi e rende ciechi, dunque vulnerabili, dunque fragili, perché spesso è lusinga, è inganno, può raggirare, tendere tranelli, insidie; non è forse al buio che Eros ama Psiche per impedirle di riconoscerlo?
E' un volto di bambina quello che, velato, si offre allo sguardo dello spettatore; gli occhi chiusi più che l'abbandono al Sentimento sembrano alludere all'identica espressione indifesa del feto nel ventre materno, perché sempre l'Amore rende  infantili e restituisce la primigenia innocenza; ed anche le labbra che, così come atteggiate, potrebbero indurre nell'errore apparendo voluttuose, in realtà pure sono infantili, pronte a suggere la linfa vitale, il latte materno; ma l'Amore non è forse anch'esso nutrimento essenziale? 
Ma, scorrendo con lo sguardo verso il basso, si è attratti da un  evidente particolare: l'immagine femminile che si offre indifesa, le mani, avviluppate da lacci/catene (simbolo della sottomissione amorosa) in delicate dissolvenze, hanno dita quasi scheletriche, come a suggerire (paradossalmente per l'Amore che reca in sé la Vita, o almeno la possibilità della perpetuazione della Vita) la Morte; ma l'Amore non è sempre anche un poco morte, quando è sofferenza, costretto a nascondersi, a celarsi, se impossibilitato ad essere vissuto nella pienezza o quando non è, o non è più, ricambiato? 
Allora l'Amore diviene dolorosa ferita che non può guarire, ma dalla quale si può scampare solo con la morte… oppure con un nuovo amore, se si è disposti a riasservirvisi, nuovamente schiavi.

 


Francesca Santucci

 

 

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